Ephemera

2016
nylon, led
2 elements: 300 x 160 cm and 270 x 340 cm

 

Ephemera is a light installation  exhibited as a city luminary at the UNESCO heritage Cavallerizza Reale in Turin.

Interested in investigating the latent qualities and the aesthetic and evocative potential of materials, the artist uses the discarded nylon wrappings as a substance able to incarnate materiality and immateriality.

The different degrees of transparency, the sensuality of the folds, the sinuously teared veils, give shape to delicate and vaguely sinister presences; they float in slow-motion, recalling a dream-like scenery.
They evoke remote images distant from the common uses of nylon: functionality and references to environmental degradation are transcended into an amniotic and impalpable atmosphere.

“I’ve observed the nylon pieces with the attention normally reserved to relics or design objects: the different degrees of transparency, the sensuality of the folds, the stretch marks.
Shapes modelled by those who has handled them, by the weights sustained. Parts that by traction have stretched to the point of tearing or have elastically withdrawn in sinuous creases.
I was thinking of the poetic and evocative potential of these anonymous and insignificant materials.
As in a sort of epiphany, they appeared detached from their functional aspects and their intrinsic value.
I remembered the natives who traded gold for fragments of mirrors or coloured glass pieces”

 

 

Ephemera è un’installazione luminosa esposta come luminaria sotto i portici della Cavallerizza Reale di Torino.

Interessata ad indagare le qualità latenti e le potenzialità estetiche ed evocative dei materiali, l’artista utilizza gli involucri di nylon di scarto come sostanza in grado di incarnare materialità e immaterialità.

I diversi gradi di trasparenza, la sensualità delle pieghe, le slabbrature, i veli sinuosamente lacerati, danno forma a presenze delicate e vagamente sinistre; fluttuano al rallentatore, evocando uno scenario onirico.
Rimandano a immagini lontane dagli impieghi comuni del nylon: funzionalità e riferimenti al degrado ambientale sono trascesi in un’atmosfera amniotica e impalpabile.

“Ho osservato i pezzi di nylon con l’attenzione normalmente riservata alle reliquie o agli oggetti di design: i diversi gradi di trasparenza, la sensualità delle pieghe, le smagliature.
Forme modellate da chi le ha maneggiate, dai pesi accolti. Parti che per trazione si sono allungate fino allo strappo o ritirate elasticamente in slabbrature sinuose.
Pensavo al potenziale poetico ed evocativo di questi materiali anonimi ed insignificanti.
Come in una sorta di epifania apparivano scorporati dai loro aspetti funzionali e dal loro valore intrinseco.
Ricordavo gli indigeni che barattavano oro con frammenti di specchi o vetrini colorati”